Ci siamo addentrati nel mondo della celluloide alla ricerca della cellulite e abbiamo scoperto “Le donne vere hanno le curve”, film del 2002, la storia di una ragazza diciottenne ispano-americana che si ribella alla dittatura della magrezza a tutti i costi, tipica di quegli anni.
Diretta da Patricia Cardoso, premio del pubblico al Sundance Festival del 2002, quest’opera minimalista si era trasformata in un piccolo caso perché allora rovesciava i luoghi comuni della femminilità da copertina, da pubblicità, rivendicando la sensualità della donna latina “vera”.
Protagonista è la diciottenne Ana (America Ferrara), che vive nei sobborghi di Los Angeles ma va al liceo a Berverly Hills, ha ottimi voti, e aspira a entrare in un’università prestigiosa. Ai suoi progetti, però, si oppone la madre (Lupe Ontiveros), che la prende in giro per i suoi chili di troppo, e la costringe a lavorare nella sartoria diretta dalla sorella maggiore di Ana, Estela (Ingrid Oliu). Una piccola azienda che fornisce a poco prezzo abiti ai grandi magazzini chic, che poi li rivendono per molte centinaia di dollari.
E proprio l’interno della piccola fabbrica è l’elemento più interessante del film. È qui, infatti, che si concentra un universo interamente femminile, fatto di donne tutte ispaniche e tutte sovrappeso: Ana, la sorella, la madre, le altre lavoranti. Costrette a passare le giornate tra fatica a sudore, per confezionare abiti taglia 42 destinati alle signore bene della città. Una forma di schiavitù, non solo economica ma psicologica, a cui la giovane protagonista si ribella: e così nella scena più divertente del film improvvisa uno spogliarello all’interno dello stabilimento. Per dimostrare alle altre che loro “sono donne vere, bellissime”, anche se hanno ciccia sui fianchi, sull’addome o sulle cosce.
Da qui un’esilarante “gara di cellulite” che coinvolgerà anche la sorella e le altre operaie.
Cellulite quindi batte celluloide.